Padre
e figlio tra la gente
sotto
il cielo del futuro
dentro il gioco dei perché
mano nella mano
urteranno in parole venute da lontano
piene di interrogativi
fiere come un vecchio muro.
Muraglia
che attraversa
le tempeste della storia
ponte, oasi, arcobaleno
rasserena la memoria:
dagli abissi amari del passato
spunta un mondo che il progresso
ha cancellato.
Si
risveglia un alveare
di pastori e contadini
mansuetudine e solerzia
questo sciame di facchini;
cortesi ed estroversi quanto basta:
fiama de ràr
sota la sènder brasca.
Ed il padre vive il tempo
in cui parole uguali a pietre
rotolavano messaggi in cascine ora deserte:
ma suo figlio certo non rimpiangerà
questa semplice preziosa eredità.
Quel
mattino inutilmente
solca il cielo del presente
le parole mutilate non ricamano più niente:
crolla suono dopo suono
il reame di Gioppino
nel torrente sotto casa
non c'è neanche un pesciolino.
E
mio figlio che stasera
gioca a uccidere la noia
ad un tratto ride e chiede:
"Ma papà cosa vuol dire
póia?"
già chissà se è nata prima
póia oppure la gallina
di
sicuro muore qui
la parlàda del Giopì
e il perché, il perché lo so: perché di sì.